Come sappiamo, nell’ultimo periodo ci sono stati moltissimi incendi nel mondo e alcuni di questi hanno devastato vaste aree verdi italiane. Successivamente, tantissime persone hanno chiesto tempestivi interventi di rimboschimento delle aree boschive incendiate. Queste voci si presentano come un segnale importantissimo: sempre più cittadini italiani si stanno dimostrando sensibili nei confronti di questa problematica.
Questo è sicuramente un dato da non sottovalutare, dal quale possono scaturire delle migliori aspettative per il futuro. Bisogna però fare chiarezza: avviare delle operazioni di rimboschimento non è semplice come può sembrare, neanche per i più esperti in fatto di selvicoltura. Infatti, date le numerosissime leggi presenti in Italia, non è così facile piantare alberi. In più, si tratta di una missione molto difficile anche per la natura stessa: un incendio impiega pochissimo tempo per distruggere un intero bosco… Per ricostituirlo, invece, servono tantissimi anni.
Le divergenze burocratiche
La legge 353 del 2000, aggiornata di recente, vieta l’utilizzo di risorse finanziarie pubbliche per attività di rimboschimento delle aree boschive incendiate e di ingegneria ambientale per un periodo di cinque anni. Anche gli interventi sostenuti interamente con risorse private necessitano di una lunga lista di autorizzazioni specifiche. Pertanto, non sempre è facile cominciare. Questo, però, non significa che il Governo e le varie Regioni non facciano la loro parte non appena possibile. Infatti, non sono pochi i progetti già avviati che stanno permettendo il rimboschimento di alcune aree, il monitoraggio e numerose attività di prevenzione incendi.
Le difficoltà delle operazioni di rimboschimento delle aree boschive incendiate
Va considerato che rimboschire una specifica area è un lavoro incredibilmente complesso che richiede pianificazione, un’attenta scelta degli alberi e una serie di analisi da eseguire nell’ambiente in oggetto. Proprio per questo, la strategia generalmente utilizzata è quella di imitare quanto più possibile i processi naturali dei boschi. Si tiene conto anche dei parametri critici che vanno a regolare l’intero ecosistema, mediante l’utilizzo di determinate tecniche di ripristino.
Successivamente, si tende a fare solamente alcuni interventi indispensabili, per poi lasciare che la natura stessa faccia il suo corso in maniera autonoma, fino ad avere un ecosistema totalmente autosufficiente. Questo è sicuramente il miglior metodo per favorire il rimboschimento delle aree boschive incendiate. Ci vuole tempo e pazienza, ma la natura può farcela.
L’uso degli strumenti giusti per il rimboschimento delle aree boschive incendiate
In caso di incendi la priorità è quella di estinguerli immediatamente e di vigilare affinché il fuoco non ritorni a far danni. Questo è di certo il primo passo per fare in modo che le zone incendiate possano riprendersi il prima possibile. Una volta stimati i danni si potranno avviare dei progetti di riforestazione nelle giuste aree e con i giusti mezzi, per non danneggiare ulteriormente i territori.
Tra i migliori strumenti usati per il rimboschimento delle aree boschive incendiate e per la selvicoltura in generale ci sono anche gli shelter Tubex. Noi di Nowotec, come distributori ufficiali, siamo fieri di proporre agli esperti del settore i prodotti di questo marchio. È stato riscontrato che le protezioni Tubex sono l’ideale per favorire l’attecchimento e un più rapido sviluppo dei giovani alberi. Pertanto, possono rivelarsi ottime risorse anche in situazioni e in condizioni difficili come quelle che si verificano dopo un incendio. Potete trovare ulteriori informazioni sui prodotti Tubex direttamente QUI.